LA CASA NEL CIELO / NYUMBA HEWANI
regia Maria Maglietta
suoni / strumenti Gabriele Duma
Movimento / Contact dance Piero Leccese
percussioni Bruno Mbaruk
con Georke Kamau, Peter Kamau, Kevin Kariuki, Joseph Kamau, Lameck Ochieng, Jairo Ouma, Wycliffe Onywera, Alex Wagacha, Onesmus Kamau, Kevin Chege, Ibrahim Karanja, Donston Ambani, Francis Gacheru, Anthony Mugo, Peter Kihika
coordinamento e supporto Manuela Accarpio
Lo spettacolo fa parte del progetto Children in Need di Amref Italia
Lo spettacolo ha debuttato a Nairobi il 18 aprile 2007 al Bomas di Nairobi, per poi essere replicato fino al 30 in altre località keniote: Laikipia, in collaborazione con il Four Generation Project della Gallmann Memorial Foundation, Nyeri, in collaborazione con la Street Families Rehabilitation Trust Foundation, e nuovamente a Nairobi negli slum di Dagoretti e Korogocho.
Il tour ha inteso sensibilizzare e avvicinare gli studenti del Kenya al lavoro di AMREF e alla realtà dei ragazzi di strada; al tempo stesso ha dato l’opportunità al gruppo di giovani, inseriti nel programma di recupero, di conoscere meglio il proprio paese e ritrovare le proprie radici. L’incontro con le etnie Samburu e Pokot, che hanno partecipato al progetto di Sveva Gallmann, è stata una grande occasione per scoprire reciproche diversità e ha offerto momenti di grande ricchezza.
Nyumba Hewani si ispira a un mito africano e assomiglia alla fiaba di Pollicino.
Sette fratelli fanno parte di una famiglia molto povera, la mamma decide di allontanarli di casa perchè non può provvedere a loro.
Le avventure dei fratelli cominciano non appena lasciano la casa materna e si affacciano alla scoperta del mondo, supereranno difficili prove , e incontreranno strani personaggi tra cui la Morte . Faranno appello alla loro intelligenza, acquisteranno coscienza delle loro risorse e tornano a casa cresciuti e indipendenti.
È la storia di un’ iniziazione, del passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Nei racconti africani questo passaggio obbligatorio rappresenta una fine, la “morte” della giovinezza per entrare nell’età adulta.
In alcune zone dell’Africa questo passaggio è segnato da una giornata trascorsa da soli nella foresta, spazio in cui il giovane può cambiare il suo destino.
Nyumba Hewani narra quindi di un viaggio, un’avventura. Ha momenti comici, musica e danza.
Suoni e ritmi sono eseguiti dal vivo dagli attori stessi attori
“ Pinocchio Nero è ispirato ad una storia italiana, ora sarebbe bello dare vita ad una storia Africana”
Così è iniziato, nell’autunno 2005, il training teatrale con un gruppo di giovani fra i 12 e i 17 anni che fanno parte del progetto Children in need di AMREF a Dagoretti, Nairobi.
Lo spettacolo La casa nel cielo / Nyumba Hewani è dunque il risultato di un percorso di riabilitazione attraverso il teatro, durato due anni. Alcuni dei ragazzi provenivano dall’esperienza triennale del Pinocchio Nero, frequentavano ormai la scuola ed erano ad uno step successivo del percorso di riabilitazione. Altri erano alla prima fase del progetto di recupero, altri ancora solo da poco si erano allontanati dall’esperienza della strada.
Hanno partecipato al progetto, dando il loro contributo artistico Piero Leccese per la danza e Gabriele Duma per la musica. Il progetto è stato seguito e coordinato da un team di assistenti sociali di AMREF che hanno partecipato attivamente al percorso in accordo con gli artisti.
Dalle pagine di diario di Maria Maglietta, 19 aprile 2007
Dopo il successo di ieri al Teatro Bomas, lo spettacolo Nyumba Hewani inizia la sua tournée africana. Prima tappa Laikipia, ospiti di Kuki e Sveva Gallman, faremo lo spettacolo per le comunità a loro vicine, andremo in un villaggio Pokot e in una comunità Kikuyo e poi ancora a Nyeri, in un centro per ragazzi di strada.
Appuntamento per la partenza ore 9. Alle 8.30 i ragazzi sono già pronti, eccitati, qualcuno gira con la borsa in spalla. Spostiamo tutto il materiale dello spettacolo nel piazzale, ricontrolliamo che non manchi niente. Solo alle 11 arriva Nyoroge, con il bus di Amref. Onesmus, Anthony e Kiki salgono subito sul tetto del bus per caricare gli oggetti di scena più grossi e ingombranti che viaggeranno all’esterno, gli altri intanto caricano tutto quello che deve andare dentro. Finalmente si parte, lasciamo Nairobi. Finiti gli ultimi insediamenti, comincia un paesaggio rurale, fattorie, piantagioni di tè, di caffè, alberi ad alto fusto. C’è un cielo immenso, dopo un po’ si apre l’enorme spazio della Rift Valley. I ragazzi sono silenziosi, nessuno dorme. Abbiamo mangiato una pera per fermare la fame in attesa di un posto dove fermarci a prendere qualcosa, sono le sedici, nessuna protesta, sono stupita. Finalmente troviamo il posto di ristoro giusto, ci sediamo sotto una tettoia a mangiare samosa e patatine, degli uccelli neravigliosi di grandi dimensioni ci girano intorno e vengono a beccare le briciole, esattamente come fanno i nostri piccioni, anche i ragazzi grandi sono incantati, hanno volti luminosi e occhi bambini.
Quando ripartiamo sta calando il buio, piove, iniziano strade sterrate con grandi buche, Nyoroge dà prova di tutta la sua abilità di autista, la strada è sempre più un tappeto di fango, l’autobus comincia a pattinare, slitta, si inclina paurosamente con tutto il suo carico, si procede a passo d’uomo.
L’ultimo tratto di strada è il peggiore, una buca dopo l’altra, a destra e a sinistra bush, le ruote slittano e un’enorme buca ci intrappola, l’autobus si inclina in bilico verso la cunetta, il motore gratta, urla, Nick e Humphrey scendono a spingere, ma le ruote scavano sempre di più. Dopo vari tentativi chiamiamo i rangers del parco, ci dicono che proveranno a venirci incontro con la jeep. Aspettiamo più di mezz’ora nel buio nero della foresta, non si vede nessuno. A un certo punto i ragazzi decidono di scendere tutti, raccomnadano a me e a Manuela di stare su, ci sono animali intorno ci dicono, è esattamente quello che diciamo loro, ma non c’è modo di fermarli, hanno deciso. Nyoroge preme sull’acceleratore, l’inclinazione è pazzesca, il mezzo pattina come ci fosse ghiaccio. Con sempre più accanimento i ragazzi urlano e spingono, cinque sei sette volte, il motore graffia e finalmente le ruote rimordono la strada. C’è un urlo di gioia, risalgono veloci, sono delle maschere di fango, ricoperti dalla testa ai piedi. Nel buio risplende solo il bianco dei loro sorrisi radiosi, sono stati grandi. Dopo pochi kilometri vediamo il chiarore di alcune lampade a petrolio. Siamo arrivati, ci stanno aspettando, mentre si scarica parte delle provviste per avviare la cena, i rangers ci dicono alcune regole indispensabili per un soggiorno sereno: “Gli animali sono liberi e sono tutti intorno, quindi non muoversi mai da soli, camminare solo sui sentieri e sempre con una lampada”. Si sente vicino un suono lungo e acuto, una specie di fischio, chiedo al ranger: “Che uccello fa questo suono?”. “È una iena” risponde. Come inizio non è male.